Repubblicani e
Democratici si sono accordati per salvare gli USA dal crollo fiscale – noto ai più come “fiscal cliff” – che la Nazione ha temuto seriamente prima che si arrivasse ad un’intesa fra Camera e Senato.
La soluzione è stata trovata tassando i più ricchi e reinvestendo quanto ricavato in contributi e sgravi fiscali, di cui – secondo quanto affermato da
Obama – potranno beneficiare quasi tutti gli americani e le aziende statunitensi.
L’accordo, siglato alla fine del 2012, ha permesso anche il rifinanziamento dei contributi destinati al settore fotovoltaico, inclusi nel “
1603 Program”, programma statale incentrato sullo sviluppo dell’energia.
Gli incentivi sono previsti sia per i privati che per le attività commerciali che decidono di installare piccoli impianti fotovoltaici, per i quali viene stanziato un rimborso parziale. Il Governo si è dunque mosso come ha fatto il nostro per finanziare il
Conto Energia Termico: attingendo ai soldi pubblici.
Il comparto fotovoltaico americano ha temuto il peggio, perché se non si fosse trovato un accordo gli incentivi sarebbero stati ridotti del 7,6%. Un brutto colpo per il mercato dell’energia solare, se si considera che sino a settembre 2012, grazie a questi contributi, sono stati installati negli
Stati Uniti più di 44mila impianti fotovoltaici, che in termini economici significano oltre 7,17 miliardi di dollari.
Certo l’equilibrio ritrovato resta comunque precario, poiché il problema è solo stato rimandato a marzo, mese entro il quale il
Congresso dovrà elaborare dei tagli definitivi alla spesa pubblica. Che rischi corrono gli incentivi al fotovoltaico e alle altre fonti di energia rinnovabile?
Se fosse per i Repubblicani verrebbero subito ridotti, mentre i Democratici spingono per i tagli ai sussidi destinati alle fabbriche d’armi.