
Troppo
fotovoltaico? L’impianto produce molta più energia di quanto si riesca a consumarne? Non sprechiamola: spegnere i “motori” e lasciarla inutilizzata all’interno di una rete elettrica che di fatto non la impiega, al contrario di quanto ritenuto finora, non è la soluzione migliore.
È più opportuno, piuttosto, immagazzinare gli eccessi grazie a delle batterie e rielargirli quando ce n’è necessità. Questa almeno è la conclusione a cui è giunto un nuovo studio, guidato
Charles Barnhart dell’università americana di
Stanford.
L’obiezione principale che si muoveva a questo genere di ripiego riguardava prevalentemente i costi, ecologici ed economici:
rischi per l’ambiente derivanti dalla realizzazione dei sistemi di stoccaggio (che tra l’altro consumano abbastanza) e spese impegnative. Sembra invece che si tratti di un percorso sostenibile.
Per la conservazione si è provato a usare
batterie al litio, al sodio-zolfo, al vanadio-redox, allo zinco-brom e al piombo. Se queste ultime si sono rivelate le più care, sulle prime, al contrario, si può fare affidamento sotto vari punti di vista. Purtroppo, però, gli USA non sembrano ancora pronti ad andare in questa direzione.
Si è tenuto conto pure delle spese necessarie a un’installazione (materie prime da reperire, costruzione dei
moduli, ecc.), per capire se, tirate le somme, il metodo regge e funziona, e i vantaggi sussistono. Una fortuna, in fondo: facendo un confronto, l’eolico, per dirne una, non sarebbe ancora in grado di gestire le eccedenze.